Library / Literary Works

    Giuseppe Parini

    La musica

    Aborro in su la scena
    Un canoro elefante,
    Che si strascina a pena
    Su le adipose piante,
    E manda per gran foce
    Di bocca un fil di voce.

    Ahi pera lo spietato
    Genitor che primiero
    Tentò di ferro armato
    L’esecrabile e fiero
    Misfatto onde si duole
    La mutilata prole.

    Tanto dunque de’ grandi
    Può l’ozïoso udito,
    Che a’ rei colpi nefandi
    Sen corra il padre ardito,
    Peggio che fera od angue
    Crudel contro al suo sangue?

    Oh misero mortale
    Ove cerchi il diletto?
    Ei tra le placid’ ale
    Di natura ha ricetto:
    Là con avida brama
    Susurrando ti chiama.

    Ella femminea gola
    Ti diede, onde soave
    L’aere se ne vola
    Or acuto ora grave;
    E donò forza ad esso
    Di rapirti a te stesso.

    Tu non però contento
    De’ suoi doni, prorompi
    Contro a lei vïolento,
    E le sue leggi rompi;
    Cangi gli uomini in mostri,
    E lor dignità prostri.

    Barbara gelosìa
    Nel superbo orïente
    So che pietade oblìa
    Ver la misera gente,
    Che da lascivo inganno
    Assecura il tiranno:

    E folle rito al nudo
    Ultimo Caffro impone
    Il taglio atroce e crudo,
    Onde al molle garzone
    Il decimo funesto
    Anno sorge sì presto.

    Ma a te in mano lo stile
    Italo genitore
    Pose cura più vile
    Del geloso furore:
    Te non error ma vizio
    Spinge all’orrido ufizio.

    Arresta empio! Che fai?
    Se tesoro ti preme,
    Nel tuo figlio non l’hai?
    Con le sue membra insieme,
    Empio! il viver tu furi
    Ai nipoti venturi.

    Oh cielo! E tu consenti
    D’oro sì cruda fame?
    Nè più il foco rammenti
    Di Pentapoli infame,
    Le cui orribil’ opre
    Il nero àsfalto copre?

    No. Del tesor, che aperto
    Già ne la mente pingi,
    Tu non andrai per certo
    Lieto come ti fingi
    Padre crudel! Suo dritto
    De’ avere il tuo delitto.

    L’oltraggio, ch’or gli è occulto
    Il tuo tradito figlio
    Ricorderassi adulto;
    Con dispettoso ciglio
    Da la vista fuggendo
    Del carnefice orrendo.

    In vano in van pietade
    Tu cercherai: chè l’alma
    In lui depressa cade
    Con la troncata salma;
    Ed impeto non trova
    Che a virtude la mova.

    Misero! A lato a i regi
    Ei sederà cantando
    Fastoso d’aurei fregi;
    Mentre tu mendicando
    Andrai canuto e solo
    Per l’Italico suolo:

    Per quel suolo, che vanta
    Gran riti e leggi e studj;
    E nutre infamia tanta,
    Che a gli Affricani ignudi,
    Benchè tant’alto saglia,
    E a i barbari lo agguaglia.




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