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    Alessandro Manzoni

    Frammento d'un'ode alle muse

    Nove fanciulle d'immortal bellezza,
    Vergini tutte e d'un sol padre nate,
    Di diversa vaghezza
    M'han preso il cor, che fra lor dubbio stassi,
    Né sa qual segua o lassi;
    Ché varia è in lor, non disugual, beltate:
    Io chiamato le seguo e con lor vivo,
    Di lor sol penso ed ho tutt'altro a schivo.
    Una sorge tra lor quasi primiera,
    Signoreggiando con la regia chioma;
    E su la fronte altera
    Si legge ben che suo valor l'è conto;
    E dal passo e dal pronto
    Sguardo e da gli occhi belli, onde si noma,
    Manda virtù che doppio effetto figlia,
    E amore insieme e reverir consiglia.
    Ma il crin disciolto e più negletto il manto
    Un'altra porta, e un duolo in fronte ha scolto.
    Ed ha su gli occhi un pianto
    Tal che letizia fa parer men bella.
    Ma ben di Lei sorella
    L'accusan gli atti e il portamento e il volto
    Che par che dica: io de' miei tristi e negri
    Pensier mi godo; alcun non mi rallegri.
    Ecco saltante per la sacra riva,
    Con pie' securo e con allegra faccia,
    Venir la terza Diva,
    Bruna la chioma e bruna la pupilla,
    Dal cui mover scintilla
    L'ira faceta e il riso e la minaccia,
    Che del vile nel cor mette paura,
    Ed il miglior conforta e rassecura.




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