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    Ernesto Ragazzoni

    Poesia nostalgica delle locomotive

    (ovverosia: delle oscure cause di tanti disastri ferroviari)


    Dal muro in fondo al prato, in mezzo al fieno
    una forma si muove e si distacca,
    ed è una vacca
    che avanza il muso per guardare il treno,
    il diretto che passa all’11 ore;
    perché (sappia il lettore
    di questa commovente poësia),
    in fondo al prato c’è la ferrovia.

    La vacca guarda: uno dei gran diletti
    dei bravi ruminanti,
    (e possono osservarlo tutti quanti),
    è di fermarsi in estasi davanti
    ai treni in corsa, specie se diretti.
    Ma un po’ per uno: se ci sono vacche
    che fan l’occhietto alle locomotive,
    (anime sensitive,
    e non automi o rapide baracche)
    ci sono pur delle locomotive,
    che guardano le vacche.

    Le guardano coi grandi occhi di vetro
    dei loro due fanali,
    ed è con infinita nostalgia
    ch’esse si lascian dietro
    oltre i fuggenti pali
    del telegrafo, a vol, la prateria,
    i campi, dove ci si può sdraiare
    tanto tranquillamente, e contemplare
    — lungi obliando le stazioni fosche —
    il vol delle farfalle e delle mosche!
    «Oh! — sospiran le macchine (e nel mentre,
    con il fuoco nel ventre,
    tirano via rotando e strepitando)
    quando — ripeton — quando
    potremo essere libere anche noi;
    goderci la cuccagna
    di vivere in campagna,
    tra le famiglie placide de’ buoi?
    Oh, potere campar senza gran stento
    di un po’ di fieno e un po’ di sentimento
    come certi poeti!
    Poter far nulla, all’ombra dei querceti!
    Non più mangiar carbone e sputar fumo,
    per l’uso ed il consumo
    di gnomi irrequïeti
    sorti dall’umo, e spinti verso l’umo.
    Oh gioia, starsi con le ruote all’aria
    in grembo all’erbe tenere,
    vicino a qualche fonte solitaria
    che piglia il fresco sotto il capelvenere!
    «Ma quando s’è locomotive occorre
    — fatalità! — essere sempre altrove,
    sempre lasciarsi imporre
    la volontà tiranna degli orari
    ferroviarii,
    compreso quando piove
    e fanno i peggio tempi de’ lunarii!
    Bisogna sempre aver la testa a segno,
    anzi ai segnali,
    e prendersi l’impegno
    d’essere puntüali,
    perché c’è sempre, in questo od in quel posto,
    da non mancare una coïncidenza.
    Se non si può... pazienza!
    Ma intanto, avanti, avanti ad ogni costo!».
    E le locomotive vanno, vanno
    senza riposo; eppure,
    nelle latebre oscure
    de’ lor cilindri a triplice espansione,
    conservan sempre una speranza, ed hanno
    sempre un’illusïone.
    Che proprio mai debba spuntare il sole
    del giorno avventurato
    che potran rotolarsi in un bel prato,
    vigilate da buoni contadini,
    a fare capriole
    insieme ad una lor giovine prole
    di saltellanti locomotivini?


    NOTA DELL’AUTORE:

    Così, fantasticando
    questi lor sogni tàngheri
    80avvien che, a quando a quando,
    qualche macchina sia
    presa da acuti accessi di follia
    ed è allora che va fuori dei gangheri,
    e, quello che è peggio, dei binarii,
    85causando così de’ gravissimi e spiacevolissimi
    accidenti ferroviarii.




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