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    Giovanni Battista Casti

    A Fille - L'avverte acciò non giudichi secondo le apparenze

    Odi le rapide
    Ruote sonanti
    Tratte dai fervidi
    Destrier fumanti!
    Scansiam solleciti
    L’urto villano,
    Poich’è già prossimo
    L’auriga insano;
    E mira, o Fillide,
    Quel che sdraiato
    Siede nel fulgido
    Cocchio dorato:
    Indosso miragli
    D’argento e d’oro
    Grave e ricchissimo
    Stranier lavoro:
    Mira il riverbero
    Che rara e grande
    Gemma purissima
    Dal dito spande;
    E seco ha il torbido
    Orgoglio e il folle
    Fasto insoffribile,
    E il lusso molle.
    Nè a chi riscontralo
    Per lo sentiero
    Piegar mai degnasi
    Il capo altero.
    Ma già il volubile
    Cocchio trapassa,
    E densa polvere
    Dietro si lassa.
    Or vada, e celere
    Colui si porte
    Scherzo e capriccio
    Di ricca sorte.
    Ma tu, se prospera
    Fortuna in lui
    Tutti rovescia
    I favor sui,
    D’ogni ben prodiga
    Dispensatrice,
    Fille, non crederlo
    Perciò felice;
    Perchè allo splendido
    Fasto apparente
    Sol l’occhio abbagliasi
    D’ignara gente:
    Ma se con provvido
    Giudizio sano
    Tuo sguardo internasi
    Nel cuor umano.
    Vedrai che misero
    E, quei talora,
    Cui ’l volgo instabile
    Invidia e adora:
    Vedrai che torbido
    Pensier nascoso
    Ad altri rendelo
    E a sè noioso.
    Brama avidissima,
    Tema, livore,
    Odio implacabile
    Gli rode il core.
    Per le auree camere,
    Per le ampie sale
    Indivisibile
    Noia lo assale.
    Dunque non prendere
    Facil diletto
    Da un lusinghevole
    Fallace aspetto.
    Se lieta vivere
    Sai nello stato
    Che o sceglier piacqueti
    O il Ciel ti ha dato;
    Se poni all’avido
    Desire il freno,
    Sarai, mia Fillide,
    Felice appieno.




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