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    Mario Rapisardi

    Per il nuovo fucile di piccolo calibro

    E aguzzeremo ancor le menti infide
    Noi di noi stessi a danno?
    Ancor perfidi ferri, arti omicide
    Pregio e vittoria avranno?

    Assai dunque, o furor, d’oro e di pianto
    Spremuto all’uom non hai?
    Non fu dunque l’uman genere affranto
    E strazíato assai?

    Maledetto il Poter, che, le pie destre
    Rapite all’officina
    Liberatrice e al buon lavor campestre,
    I popoli incaína!

    E maledetto il tricorporeo mostro,
    Che mentre Europa affanna,
    Codardo insieme e bellicoso, il nostro
    Sangue per vin tracanna;

    E barcollando ebbro e lascivo al peso
    Delle insane armi, e nera
    L’ombra gittando del reo corpo obeso
    Sopra la terra intera,

    In minaccioso e lusinghevol suono
    Al popolo che tace:
    Trema, bofonchia, la Giustizia io sono;
    Esulta, io son la Pace!

    Ah! poi che ancora alle menzogne orrende
    La cieca turba indura,
    E in man del fato ancor librata pende
    La vendetta immatura;

    Poi che l’avida schiatta in ozj pravi
    Dal vallato covile
    Sdrajata ghigna, e schiere ostenta e navi
    Pomposamente vile;

    Su, prorompi, o Danubio, o Tebro, o Reno
    Dal vergognoso letto:
    Inabissate nel vorace seno
    Il genio maledetto!

    Si desteranno al ruggir vostro immane
    I dubitosi; rossa
    Meteora, accenderà l’anime umane
    L’ora della riscossa.

    Deh, come allora, a la civil procella
    Dato il vermiglio crine,
    Fiammeggerai terribilmente bella,
    Eguagliatrice Erine!

    Deh, come innanzi a lei, supplice e prona
    S’atterrerà l’indegna
    Progenie, a lei che gloriosa e buona
    Passa e punir disdegna!

    Io la vedrò. .. Ma dell’estrema notte
    Sacra al terrore e all’ira,
    A dì più mite, a più benigne lotte
    L’assorta anima aspira.

    O affratellati nel lavoro, eroi
    Dell’avvenir, sul vago
    Battel de’ sogni ardimentosi a voi
    Veleggia il cor presago.

    Rifiorirà per le redente glebe,
    Ch’or vaporano mute
    Miserie e morbi alla pensosa plebe,
    L’opera e la salute.

    Spira, magica Idea, splendi a’ natii
    Campi; e nel tuo fecondo
    Lume gl’ingegni fratricidi oblii
    Rinnovellato il mondo!


    1897




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