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    Alfio Belluso

    A' piè dell'Etna

    Intorno agli abituri ermi e quieti
    Fioriscon gli orti: Cibali declina
    Piccolo e bianco in mezzo agli aranceti,
    Grande Catania sta sulla marina.

    Macchie di fichi d’india, aspri roveti
    S’ammucchian sulla balza e la vicina
    Lava: di luccichi trepidi e lieti
    Splende del Jonio giù l’onda turchina.

    E su, d’agresti voci, nella blanda
    Quiete, e delle antiche opere ’l suono
    Par ne’ colli vitiferi si spanda.

    Fra tante cose instabili, fra tante
    Fragili cose, guarda Etna dal trono
    Boscoso, nella gloria di gigante.

    II.

    Si distende di pochi jugeri ’l prato,
    A’ pie’ dell’ Etna, o solitudin: quivi
    Sovra un masso di lava ermo adagiato,
    Scopresi ’l casolare fra gli ulivi.

    Sul breve pian, d’ortaglie seminato,
    Versa una fontanella i dolci rivi,
    E sul fiorito arancio e ’l pergolato
    Cantan nell’ alba i passeri giulivi.

    Rumina il bue, latra sull’uscio il cane
    Del casolar custode: rosse accanto
    Pendon da’ rami giù le melagrane.

    Un buon vecchio colono, dall’antica
    Fede e i costumi antichi, come un santo
    Qui vive, fra la pace e la fatica.




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