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    Sergio Corazzini

    Rime del cuore morto

    O piccolo cuor mio, tu fosti immenso
    come il cuore di Cristo, ora sei morto;
    t’accoglie no so più qual triste orto
    odorato di mammole e d’incenso.

    Uomini, io venni al mondo per amare
    e tutti ho amato! Ho pianto tutti i pianti
    vostri e ho cantato tutti i vostri canti!
    Io fui lo specchio immenso come il mare.

    Ma l’amor onde il cuor morto si gela,
    fu vano e ignoto sempre, ignoto e vano!
    Come un’antenna fu il mio cuore umano,
    antenna che non seppe mai la vela.

    Fu come un sole immenso, senza cielo
    e senza terra e senza mare, acceso
    solo per sé, solo per sé sospeso
    nello spazio. Bruciava e parve gelo.

    Fu come una pupilla aperta e pure
    velata da una palpebra latente;
    fu come un’ostia enorme incandescente,
    alta nei cieli fra due dita pure,

    ostia che si spezzò prima d’avere
    tocche le labbra del sacrificante,
    ostia le cui piccole parti infrante
    non trovarono un cuore ove giacere.




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