Library / Literary Works

    Luigi Mercantini

    Il Medico celeste

    Fama è che l’alme egregie, a cui tra’ vivi
    D’alcun’arte o scïenza amor s’apprese,
    Sovente anche lassù piglin diletto
    De le bell’opre antiche ond’ebber grido:
    Ma d’umano più nulla han gli alti studi,
    Perchè de la Bellezza, in cui stan fisi
    Gl’intelletti da tutte ombre disciolti,
    Esemplo unico è Dio. Per ciò, laddove
    Ha rupi di berillo e di zaffiro,
    Scintilla in oro lo scalpello eterno
    Dell’Angiol di Firenze: e intorno al sommo
    Angiol d’Urbin l’eteree Forme a gara
    S’affollano, pregando che lor danze
    Maravigliose in quei color’ dipinga
    Che ridono ne’ fior del paradiso.
    Altri pel ciel se n’ va melodïando,
    E chi dà ne le gighe e nei liúti,
    E chi, seguendo il gran Signor dei salmi,
    Continuamente inneggia. O gaudïosa
    Anima, a cui sacrato è il rude verso
    Che omai s’acqueta, tu godesti in terra
    Entro le scuole affaticar di Coo,
    E nel pensier le gioje ti fingevi
    De l’avvenir: ma ne’ giardini eletti
    Di lui che detto è il Farmaco d’Iddio,
    Immortal Raffaele, spazïando
    Vai già forse, e le rare erbe contempli,
    E le lucide, a noi disconosciute,
    Di nettare e di balsamo e di ambrosia
    Odorate sorgenti. Or d’altri morbi
    La cura a te si aspetta; e tu celeste
    Medicator sarai, chè duro strazio
    È in que’ petti che a te senza riposo
    Sospirali dolorando! — E ancor tu indugi
    A stillar dentro a quelli un’onda almeno
    A’ santi rivi attinta? — Allor vedrai
    Farsi lor cruda ambascia a grado a grado
    Un pietoso disio di vagheggiarti
    Ne’ raggi onde sei chiuso; e a tutte l’ore
    Lauretta, aprendo a novo riso il labbro,
    Favellerà con te, quasi ancor fossi,
    Aerea sembianza, accanto a Lei.
    E qui la Musa de’ sepolcri amica
    Mi consiglia il silenzio: il cor non sazio
    Ragionerà con Jacopo. Non chieggio
    Che all’umil verso a tomba umíl sacrato
    Plaudan le genti: io sol godrei che il lieto
    Giovine Spirto, nel mirar che vôlti
    Sono i suoi cari a queste carte, un riso
    Donasse al suo Poeta, ed a’ beati
    Crescesse gioja, lor dicendo: ancora
    Evvi un petto laggiù che, di pietate
    Tutto molle ed ansante, al ciel sospira.




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