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    Carlo Michelstaedter

    Onda per onda batte sullo scoglio

    Onda per onda batte sullo scoglio.
    Passan le vele bianche all’orizzonte.
    Monta rimonta or dolce or tempestosa
    l’agitata marea senza riposo.
    Ma onda e sole e vento e vele e scogli,
    questa è la terra, quello l’orizzonte
    del mar lontano, il mar senza confini.
    Non è il libero mare senza sponde,
    il mare dove l’onda non arriva,
    il mare che da sè genera il vento,
    manda la luce e in seno la riprende,
    il mar che di sua vita mille vite
    suscita e cresce in una sola vita.
    Ahi, non c’è mare cui presso o lontano
    varia sponda non gravi, e vario vento
    non tolga dalla solitaria pace,
    mare non è che non sia un dei mari.
    Anche il mare è un deserto senza vita,
    arido tristo fermo affaticato;
    ed il giro del giorni e delle lune,
    il variar dei venti e delle coste,
    il vario giogo sì lo lega e preme
    — il mar che non è mare s’anche è mare.
    Ritrova il vento l’onda affaticata,
    e la mia chiglia solca il vecchio solco.
    E se tra il vento e il mare la mia mano
    regge il timone e dirizza la vela,
    non é più la mia mano che la mano
    di quel vento e quell’onda che non posa....
    Ché senza posa come batte l’onde,
    chè senza posa come vola il nembo,
    sì la travaglia l’anima solitaria
    a varcar nuove onde, e senza fine
    nuovi confini sotto nuove stelle
    fingere all’occhio fisso all’orizzonte,
    dove per tramontar pur sorga il sole.
    Al mio sole, al mio mar per queste strade
    della terra o del mar mi volgo invano.
    Vana è la pena, vana è la speranza.
    Tutta è la vita arida e deserta,
    finchè in un punto si raccolga in porto,
    di sè stessa in un punto faccia fiamma.


    Pirano, agosto 1910.




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