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    Aleardo Aleardi

    Per nozze

    LETTERA ALLA SPOSA.


    Nata in terra di forti, orfana bella
    Dagli occhi azzurri e da le trecce d’oro,
    Senza lagrime lascia il patrio nido
    Dall’onde de la Fulda attraversato,
    Che tra selvette di puntuti abeti
    Va mormorando di non so che antiche
    Glorie di ferrei e splendidi Elettori.
    Come ti guida Amor valica l’Alpi
    Eternamente bianche; e là discendi
    Ove l’impetuoso Adige bacia,
    Nobile scolta dell’Italia, Trento
    De le tombe de’ tuoi padri custode;
    Trento desio de le città sorelle
    E passïone. Qui per erta via
    Aspra di dumi e di ciclami sparsa,
    De la montagna sovra il più superbo
    Dolomitico picco ascendi e guarda.
    Laggiù lontan lontano oltre la valle
    Madre a’ gagliardi ch’Eridan feconda,
    Stretta fra due solenni archi di mare,
    La più bella si allunga in fra le belle
    Penisole, che Dio, ne’ tempi antichi
    Dall’abisso elevò colla sua enorme
    Spina di monti, e le sue verdi chine.
    Ivi nel mezzo a una tranquilla in grembo
    Chiostra di colli a Dionisio sacri,
    Tempestati di ville, ove il cipresso,
    Che altrove piange, par che ti sorrida,
    Giace Fiorenza, culla inclita un tempo
    Dei Titani dell’Arte, ove il mendico
    La limosina ancor lungo le vie
    Col puro accento d’Allighier ti chiede.
    Colà una casa in festa e di profumi
    Fragrante un letto nuzïal t’aspetta
    Sposa invocata. In sulla tersa soglia
    Seminata di rose il nuovo padre
    Si presenta esultando e a te, soave
    Pellegrina d’amor, le braccia e il core
    Apre benedicendo, e te regina
    Della magion chiama ed onora. I servi
    Con ansia accorsi al tuo venir, la mano
    Inanellata e de le vesti il lembo
    Ti bacian riverenti.

    Ivi su quella
    Soglia deposto il peritoso e mesto
    Sentimento che gli orfani accompagna,
    Vedrai per te rinnovellarsi, o cara,
    I blandi gaudi di famiglia, i fini
    Accorgimenti dell’amor, le dolci
    Intimità, le delicate e sante
    Confidenze del cor, che a te le Parche
    Sul mattin de la vita invidïaro
    Con l’avel de la madre. E a poco a poco
    Vedrai forme vestir il tuo sognato
    Ideal di fanciulla.

    Allor di note
    Festevoli dal cembalo con dita
    Sapïenti evocate; allor del canto
    Dell’armonica tua voce di fata
    Si udran del tetto marital le volte
    Lietamente echeggiar: e la cittade
    D’una novella deità terrena
    Sentirà la presenza. E a le pudiche
    Grazie, allo schietto favellar in molte
    Lingue, a la pronta carità del core
    E all’attico tuo spirito ammirate,
    Te quelle genti il fiore acclameranno
    Il più gentil de la città dei fiori.

    Nota

    La sposa nacque a Cassel nell’Assia Elettorale di madre prussiana, di padre trentino, ambedue morti, e viene a marito in Firenze.




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