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    Carlo Michelstaedter

    Giugno


    Tutta la forza dal tuo seno, o terra,
    il sole ha tratto che salendo avvampa,
    e l’estate trionfa.
    Due volte l’erba ti recise avaro
    il prudente bifolco, e già le fronde
    onde tutta t’ammanti,
    per il continuo ardor si fan perdute;
    ed alla notte gli astri all’orizzonte
    per i vapor rosseggiano più grandi,
    quasi la vita per più forza gravi
    come un’aura di morte.
    Ma se i fiori onde prossima l’aurora
    del giorno estremo
    anelava l’adolescente Aprile,
    vento estivo ha dispersi,
    sotto le fronde si matura il frutto,
    e il bifolco gioisce.
    Ahi, la promessa della primavera in
    questo picciol frutto si rinserra,
    ed il tempo procede per il giro
    d’altri inverni e di nuove primavere.

    Ma alla notte sui vertici ricolmi
    passa il nembo e pel cielo s’accavalla
    la nera massa delle nubi, e lungi
    livida luce rompe la tenebra
    e pei piani rivela in nuovo aspetto
    messi ondeggianti e alberi ricurvi,
    e pei monti corruschi nuove forme,
    ed in cielo più mondi e nuova vita
    ogni volta diversa, mentre lungi
    nuova voce rimbomba e intorno e in alto
    si spande e ancor dai monti riecheggia.
    E a destra e a manca e presso e da lontano
    riappar la nuova luce, e come il cielo
    nel diverso bagliore si trasmuta,
    così la terra la livida faccia
    in nuova congiunzion sembra mutare,
    mentre presso e lontano, oscuro o chiaro,
    romba il nuovo fragore senza posa.

    Qual nuova speme, anima solitaria,
    qual si ridesta
    al diffuso baglior speme sopita?
    Dal diffuso baglior verra la Luce
    mai veduta? e dal rombo vorticoso
    la Voce squillerà che non udisti?
    Ecco la terra ancora si congiunge
    coi nuovi mondi in alto,
    e la striscia di fuoco ecco dirompe
    la tenebra, ed io stesso abbacinato
    nel vortice di fuoco sono avvolto.
    Sospesa a quella luce è la mia vita
    un attimo o un tempo senza fine
    — chè fra il lampo ed il tuono non si vive.
    ... Ora scoppia la vita, e s’apre il frutto
    del mio tanto aspettar, ora la gioia
    intera e il possesso dell’universo,
    ora la libertà che non conosco,
    ora il Dio si rivela, ora è la fine!
    Ma scroscia il tuono che m’assorda.... Io vivo
    e famelico aspetto ancor la vita.
    Altri lampi altri tuoni.... Ed il mistero
    in benefica pioggia si dissolve.




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